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19/10/2010 - La variabilità antropometrica nella valutazione del rischio da sovraccarico

biomeccanico degli arti superiori: l'Ergo-BALP della Lear Corporation ed altri metodi a confronto
Micheletti M. 1, Loré A. 1, Bernini M. 2, Amione V. 2 1 Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università di Torino, Via Accademia Albertina 13, 10123 Torino margherita.micheletti@unito.it 2 Ambiente e Sicurezza Lear Italia-Lear Corporation srl a socio unico-Grugliasco (TO) Dato l’aumento di insorgenza di patologie da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori in ambito lavorativo, si assiste oggi a un rinnovato interesse da parte del mondo del lavoro che non riguarda solo il rispetto di obblighi legislativo/normativi, ma che crea interessi di ricerca. Alcune realtà aziendali hanno infatti attivato dei gruppi di lavoro interessati a uno studio più approfondito e alla definizione di potenziali fattori di rischio negli specifici contesti, allo scopo di ottenere una valutazione sempre più efficiente e adattabile alle attività richieste dal proprio settore produttivo. Oltre alla diversificazione delle postazioni richieste dalle attività e delle modalità di esecuzione del compito, si intende aggiungere una certa attenzione all’analisi della componente umana nella sua variabilità antropometrica e funzionale. Nello specifico un’azienda leader nell’attività di assemblaggio sedili auto (Lear Corporation) interessata alle problematiche di sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, ha avviato un’attività di ricerca volta all’integrazione delle metodologie classiche di valutazione con analisi antropometriche ed ergonomiche. Scopo condiviso del team di studio, aziendale e universitario, è quello di effettuare una valutazione del rischio che da un lato consideri in modo esplicito i parametri di variabilità umana e dall’altro preveda una immediata individuazione di efficaci soluzioni migliorative in termini di progetto, processo e organizzazione del lavoro. E’ stata effettuata su alcune postazioni di confezionamento sedile la valutazione del carico biomeccanico tramite l’applicazione di due metodi che quantificano il rischio da movimenti ripetuti (check-list OCRA OCcupational Ripetitive Actions di Colombini et al., 1996-2004) e da sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore (RULA Rapid Upper Limb Assessment di McAtamney e Colett, 1993) a confronto con un nuovo metodo sperimentale “LErgo-BALP” messo a punto negli anni dall’Ente Ambiente e Sicurezza della LEAR e applicato all’interno dell’azienda. Si è prestata particolare attenzione all’analisi della variabilità dei lavoratori scegliendo di applicare i suddetti metodi ad operatori che rappresentassero il range di variabilità antropometrica italiana (ISO 7250-2 2009) scegliendo 5° e 95° percentile di statura. La ricerca ha messo in evidenza come, pur risultando, con tutti e tre i metodi, valori dell’indice di rischio relativamente contenuti e nella maggior parte dei casi sovrapponibili, i livelli di esposizione tendono a variare in relazione alla statura dell’operatore con risultati più problematici per il 5° percentile. Il metodo LErgo-BALP ha fornito in media valori maggiormente cautelativi e dei tre è l’unico che prende in considerazione in modo esplicito il percentile di statura dei soggetti valutati. Al fine di ridurre l’esposizione al rischio si può intervenire quindi su diversi livelli: cambiando il tipo di lavorazione e il gesto richiesti, intervenendo su aspetti organizzativi (ritmi, turni di lavoro e job-rotation), ma anche prevedendo che la postazione sia regolabile in tutti i suoi aspetti, in modo da evitare che vi siano vizi posturali o sovraccarico biomeccanico dovuti semplicemente ad un rapporto dimensionale errato tra l’operatore e la postazione di lavoro.
 
Torino
 
 
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